Viaggio su una ferrovia che non c'è...

di Marco Rossetti


Ponte sul fiume Mignone della ferrovia Civitavecchia - Capranica - Orte


La linea ferroviaria Civitavecchia - Capranica - Orte, facente parte dell'itinerario trasversale Ancona - Civitavecchia, fu aperta al traffico il 28 ottobre 1929. L'utilizzo che ne ha determinato la costruzione è quello merci, e più precisamente il trasporto di carbone e materie prime dal porto di Civitavecchia alle industrie di Terni, e il trasporto del prodotto finito nel senso inverso. D'altra parte, già in fase di progettazione era evidente che il traffico passeggeri non avrebbe potuto essere significativo dal momento che la linea attraversa territori a bassa densità demografica, e per di più passando spesso lontano dai principali centri abitati.

Purtroppo la linea non fu mai elettrificata anche se questa era una caratteristica di progetto, e ciò ha comportato una serie di conseguenze (necessità di doppia trazione, limitazioni di velocità, tempi d'attesa per il rifornimento delle locomotive, ecc.) tali da rendere più economico il transito per Roma.

La linea ha così visto un movimento ridotto, esercitato a vapore e anche con automotrici termiche per quanto riguarda il traffico passeggeri, reso sempre meno concorrenziale dall'avvento del trasporto su gomma nel secondo dopoguerra.

Nel 1961, a seguito di una frana di lieve entità all'imbocco di una galleria, le FS sospesero il servizio ferroviario sulla tratta Capranica - Civitavecchia, istituendo autoservizi sostitutivi: da allora la linea andò progressivamente in rovina, utilizzata sporadicamente per esigenze cinematografiche (alcune scene ferroviarie di film western, come ad esempio "Il colonnello von Ryan", sono state girate qui). Nella metà degli anni 80 sono iniziati i lavori per il ripristino, orientati all'incremento del carico assiale massimo (da 16 a 22 tonnellate) e ad una futura elettrificazione, che hanno comportato la rimozione dell'armamento e la ricostruzione di molte opere d'arte nella tratta Capranica - Mole del Mignone. Questi lavori sono stati sospesi nel 1994, lasciando il sedime pressoché pronto ad essere armato, mentre i fabbricati di servizio sono quasi tutti in rovina (alcuni sono stati trasformati in abitazioni private). Nello stesso anno è stato sospeso l'esercizio ferroviario sulla tratta Capranica - Orte, solo pochi mesi dopo l'installazione di nuovi passaggi a livello automatici.


Testimonianze del passato

La triste storia di questa linea, rimasta in servizio per poco più di trent'anni (tratta Capranica - Civitavecchia) ed un sentimento di malinconia e di ammirazione per un'opera che ha significato il sudore di molti operai e la fatica dei ferrovieri dell'era del vapore (che io non ho conosciuto), insieme allo spettacolo che la natura offre a chi percorre il tracciato, mi ha portato più volte a frequentare quei luoghi. Ho avuto la fortuna di vedere il vecchio ponte sul Mignone, già senza rotaie ma ancora con la struttura originale, durante una passeggiata nei primi anni 90. E allora, attrezzata la bicicletta con il faro per illuminare le gallerie, ho voluto percorrerla tutta.


La bici sul treno

La direzione migliore per il viaggio è quella da Capranica a Civitavecchia, prevalentemente in discesa: nella direzione contraria si incontra una rampa che inizia alla stazione di Monte Romano e prosegue in costante salita per ben 18 chilometri. Partendo da Roma si può raggiungere Capranica con la FR3 per Viterbo, mentre per il ritorno si possono utilizzare i regionali della FR5 da Civitavecchia per Roma. Il supplemento per il trasporto bici vale tutto il giorno su ogni treno della rete italiana abilitato a tale servizio.


Particolare del portale di ingresso lato Orte della galleria S.Donato


 Prime pedalate

La partenza dalla stazione di Capranica-Sutri (alla progressiva chilometrica 48+964 da Civitavecchia) è facile: si comincia in discesa (o quasi). Dopo un breve tratto di strada provinciale, un passaggio a livello sulla Roma – Viterbo appena a Sud della stazione stessa conduce proprio alla sede della vecchia linea. Dopo pochi metri si incontrano dei grossi blocchi di cemento, recanti la data 3-10-94, ovvero la data di chiusura dei cantieri di ricostruzione: tali blocchi servono ad impedire ai veicoli l'accesso al sedime ferroviario. Si pedala quasi in piano: dopo un casello in rovina si arriva alla galleria di S. Donato (accanto alla targa lato Capranica è anche indicata la data di costruzione, 1923), m.275 in curva.

In lieve salita si raggiunge la stazione di Barbarano - Veiano, km 41+691. Sottopassata la statale Braccianese si comincia a scendere, incontrando la galleria di S. Quir...(ico? La targa, solo lato Civitavecchia, è danneggiata. Secondo altre fonti è denominata Palmerino), m.255 in curva, e quella di S.Petricone, o S. Pellegrino (targa solo lato Civitavecchia), m.150 in rettilineo.

Poco oltre c'è la stazione di Bandita di Barbarano, km 37+843 (più vicina al paese di quanto non lo sia quella precedente).


Il rudere della stazione di Civitella Cesi


Qualche ostacolo

Appena dopo la stazione, all'intersezione con una strada provinciale, bisogna aggirare due muretti di protezione. Più avanti si incontrano dei cancelli, anche questi superabili eventualmente sollevando la bicicletta. Al km 34+245 si giunge alla stazione di Blera, da dove è possibile fare una deviazione per il paese (che fino al 1952 si chiamava Bieda).

Continuando la discesa si devono oltrepassare altri muretti, fino a raggiungere la stazione di Civitella Cesi, km 30+593, col suo ampio piazzale a 3 binari. Superati altri cancelli si raggiunge il piazzale accanto al quale sorgeva il casello, trasformato in fermata nel dopoguerra, di Le Pozze, km 27+682. Il fabbricato è stato demolito durante i lavori di ricostruzione.

Dopo l'ennesimo cancello la sede è utilizzata come strada carreggiabile fino alla stazione successiva: forse per questo nella galleria che si incontra (Caprareccia, m.276 in curva) manca la canaletta centrale di scolo, che renderebbe difficile il traffico veicolare.

Al km 23+662, dopo aver lasciato a sinistra il fabbricato della sottostazione elettrica degli anni 20, ovviamente mai completata, si giunge alla stazione di Monte Romano, dove campeggia il serbatoio dell'acqua per le locomotive recante ancora la targa "Cav. E. Benini - Cementi Armati - Forlì". Appena sopra alla rupe sulla sinistra si nota la tettoia che protegge gli scavi di Luni sul Mignone, dove sono stati rinvenuti edifici datati fin dal XII secolo a.C.


Vista dall'alto del serbatoio per il rifornimento idrico presente nella stazione di Monteromano


Particolare della sommità del serbatoio


Fine della discesa

Oltre il ponte in ferro sul Mignone, ricostruito per essere compatibile con gli impianti di trazione elettrica, la linea inizia a salire: superato un casello sulla destra si arriva alla galleria del Mignone (targa, rotta, solo lato Civitavecchia), di 111 metri all'origine, in curva, il cui imbocco lato Capranica è stato allungato con una parte a sezione quadra. Il fondo è attualmente coperto di letame in quanto la galleria è usata come stalla, motivo per cui il transito può risultare impossibile. In questo caso si può aggirare la galleria sulla destra, seguendo un sentierino che passa dietro al casello e che, mantenendosi in quota,  conduce all'imbocco opposto dopo qualche passaggio non troppo agevole.

Pochi metri dopo si sente il vento freddo che proviene dalla galleria più lunga della linea, quella del Casalone (targa solo lato Civitavecchia), m.1367 (all'origine) in rettilineo. All'interno ci sono delle infiltrazioni d'acqua che hanno creato pittoresche concrezioni calcaree. L'imbocco lato Capranica è stato modificato in sede di ricostruzione, mentre quello lato Civitavecchia è sbarrato da un muretto a protezione della galleria stessa (comunque superabile abbastanza facilmente).

La salita continua, si oltrepassano due caselli e si raggiunge la galleria dell'Acqua Agra, m.88 in rettilineo. Nei piani di progetto originali degli anni 20 è definita "galleria artificiale"; sulla destra del portale lato Civitavecchia è rimasto un fascio littorio scolpito su marmo bianco (ANNO VI).

Poco dopo c'è la stazione di Allumiere, km 18+125, presso la quale fu stabilita una delle sedi logistiche del cantiere di ricostruzione. Nei dintorni c'è la grandiosa chiesa del borgo della Farnesiana, sorto per ospitare operai e minatori. La chiesa, costruita in stile neogotico nel 1836, è attualmente pericolante.

Continuando a salire si trova la galleria della Melledra (targa solo lato Civitavecchia), m.409 (all'origine) in rettilineo, modificata nell'imbocco lato Capranica come la galleria del Casalone.

Più avanti si giunge in prossimità delle rovine della città di Cencelle, costruita nell'854 dagli abitanti di Civitavecchia (nata sotto Traiano come Centumcellae) in seguito ai saccheggi e alle distruzioni compiuti dai Saraceni e abitata anche dopo la ricostruzione della città originaria, che fu ribattezzata Civita Vecchia ad indicare il ritorno all'antico luogo. La linea attraversa qui una galleria artificiale a sezione quadra realizzata durante i recenti lavori in sostituzione di un sovrappasso.


La chiesa della Farnesiana nei pressi di Allumiere


Lontano si vede il mare

La linea inizia a scendere verso il solco del torrente Asco, prima del quale attraversa la galleria di Centocelle (targa solo lato Capranica), m.402 (all'origine) in rettilineo; l'imbocco lato Civitavecchia, in lieve curva, è stato prolungato (fu danneggiato dalla frana del 1961).

Lontano, a sinistra, appare l'abitato di Allumiere, mentre all'orizzonte si può scorgere il Tirreno; passato il viadotto sul torrente, la linea riprende a salire verso la galleria dell'Asco (targa solo lato Capranica), m.203 in curva. Sul portale lato Civitavecchia c'è ancora la targa che ricorda l'opera: "La Società Elettro-Ferroviaria Italiana costruì MCMXXII - MCMXXVIII". Anche nel nome del costruttore rimane una traccia di quell'elettrificazione che non c'è mai stata.

Pochi metri dopo si è alla stazione di Mole del Mignone, km 11+398, dove terminano i lavori di ricostruzione. Tra questa stazione e quella successiva di Aurelia la sede è coperta dalla vegetazione per lunghi tratti; in altri sono ancora visibili le rotaie, deformate in molti punti.

Alla fine del tratto ricostruito un sentiero sulla destra sale fino ad una strada sterrata che conduce ad un'altra strada più larga, alberata e in parte asfaltata, in fondo alla quale si raggiunge l'Aurelia nel punto di allaccio con l'A12 verso Roma.

Con un po' di attenzione si percorre la vecchia statale (uscendo dalla superstrada allo svincolo per Civitavecchia Nord) dove si incontra una salita un po' faticosa appena prima della borgata di Aurelia (dove c'è la stazione, km 6+007); si raggiunge poi Civitavecchia e la sua stazione (proseguire sempre dritto).


Il portale della galleria dell'Asco, lato Civitavecchia


Particolare della scritta sovrastante l'ingresso "La Società Elettro-Ferroviaria Italiana costruì MCMXXII - MCMXXVIII"


Altri riferimenti sulla Rete

 http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Civitavecchia-Orte

http://digilander.libero.it/archeoind/cco/

http://www.ilmondodeitreni.it/lineeferroviarie/OCCp1.html

http://digilander.libero.it/paolaegino/itinerario36.htm


Note

Il sedime ferroviario è di proprietà FS/RFI: spesso si trovano cartelli che vietano l'accesso a chi non è autorizzato. Precisazione doverosa...

In alcuni tratti si incontrano dei muretti che sbarrano completamente la sede ferroviaria, a protezione della stessa: si possono peraltro superare a patto che la bicicletta sia facilmente manovrabile e/o sollevabile. Quindi è il caso di fare attenzione a non caricare eccessivamente il mezzo, o almeno a porre il materiale in sacche velocemente asportabili.

Nelle gallerie...è buio! Una torcia principale e una di riserva a testa dovrebbero bastare, se non si vuole montare un fanale fendinebbia modificato con relativa batteria da antifurto (io l'ho fatto, e non pesa troppo). In galleria c'è la cunetta centrale coperta da pesanti piastroni di cemento: possono sembrare un comodo tracciato, ma in quasi tutte le gallerie alcuni sono sconnessi e quindi in realtà rappresentano un pericolo. E' più sicuro passare ai lati anche se il fondo è meno scorrevole.

Ho trovato acqua nell'abitato di Blera, ad una trentina di metri dalla stazione, e poi più niente fino a Civitavecchia: conviene portarsi delle scorte. Per eventuali esigenze...ciclistiche, a Blera, appena dopo lo spettacolare ponte, c'è un negozio (o meglio una bottega con pareti di tufo) dove si possono far riparare le biciclette e comprare ricambi (è bene far attenzione all'orario di apertura, anche se siamo in paese e le regole non sono considerate in modo rigido).

Il tempo di percorrenza è stimabile, escluse le soste, in 5-6 ore in funzione delle capacità del ciclista.

Questo articolo descrive l'escursione effettuata nel giugno 2004 e rappresenta l'aggiornamento dell'analogo articolo già pubblicato in Rete relativo ad un'escursione del settembre 2001.


Ultima Revisione Pagina: 16/5/2009